Tutti comprendiamo che ogni essere vivente, incluse le piante e quindi ogni tipologia di vegetale ha necessità di usufruire di un fabbisogno a cadenza regolare per sopravvivere ma anche per sviluppare la propria struttura nel corso del ciclo vitale. E fin da bambini ci rendiamo conto che tra le principali fonti “alimentari” delle piante figurano l’acqua e la luce solare, così da sviluppare tra le altre cose il processo di fotosintesi clorofilliana che permette tra le altre cose alle piante di generare ossigeno. Anche per questo le piante sono coltivate, anche se per forza di cose non tutti abbiamo una particolare abilità o tempo necessario per conferire alle nostre “amiche verdi” le giuste attenzioni, condizione che è sempre più palese nei contesti urbani. Ma esistono varie piante che non hanno bisogno di essere innaffiate, o quasi.
Scegliere alcune di queste varietà può rappresentare una forma di vera e propria soluzione in ambito generale.
Ed esistono varianti anche molto conosciute ma anche meno comprensibilmente in grado di scaturire l’attenzione all’apparenza tra quelle che hanno bisogno di meno cure per la crescita e quindi di essere innaffiate molto di rado.
Le piante che non hanno bisogno di essere innaffiate, adatte anche ai “pollici neri”
A seconda dei contesti naturali, le piante hanno trovato una forma di evoluzione costante che ha portato diverse specie ad adattarsi anche a condizioni molto probitive nel contesto della disponibilità di nutrienti.
Non a caso le piante sono presenti anche in aree del globo terracqueo molto aride e con pochissima umidità: molte piante anche “domesticate” rientrano in quelle da scegliere.
Ad esempio la famosa “lingua di suocera” , nome comune di una pianta succulenta nota come Sansevieria è molto duttile, resistente anche a poche ore di luce e preferisce pochissima acqua, esendo abituata a soprattivere in contesti aridi e mediamente secchi. L’innaffiatura di questa pianta deve essere praticamente assente durante il periodo invernale, e piuttosto rarefatta durante il periodo invernale.
Da menzionare anche il Pothos dorato, la variante spesso “casalinga” da coltivare in vaso di questa specie dalle foglie tondeggianti, che è in grado di acquisire l’umidità parzialmente anche proprio le stesse foglie, attraverso l’ambiente circostante. Ha bisogno di un terreno mediamente fertile ma può sopravvivere senza problemi anche per diverse settimane senza essere innaffiata, da il meglio in condizioni ambientali anche abbastanza umide.
Anche la pianta della lavanda che genera gli inconfondibili fiori dal colore violetto acceso, è tendenzialmente abituata a vivere negli ambienti poco ventilati e poco umidi: ha per questo necessità di avere a disposizione terreni molto drenanti in quanto tende a marcire in presenza di troppa acqua.